RIETI – Al PalaTricalle di Chieti arriva la quarta sconfitta consecutiva della NPC. A preoccupare non sono tanto le reiterate battute d’arresto che, pure, ci possono o ci potrebbero stare, quanto le modalità con le quali sono arrivate le sconfitte e la qualità del gioco espresso che, non ce ne voglia il bravo coach, Ale Rossi, non è propriamente il top. La regola ormai assodata è che, dopo le prime 5 o 6 partite di campionato, si possa e si debba esprimere una prima, compiuta valutazione sullo stato di salute di una squadra, sul gioco e, soprattutto, sulle prospettive future. Ebbene, in considerazione di quanto si è visto fino ad oggi, non c’è proprio da stare allegri. Questa NPC non convince. La necessità – sempre, ripetutamente, stancamente, di anno in anno giustificata dalla società con la fruibilità di un budget non in linea con le aspettative – di dover ad ogni stagione ricostruire per intero un organico, senza che vi sia un minimo di continuità tra passato e futuro, può produrre questi effetti. In altri termini, non tutte le ciambelle riescono col buco. Così accade che una (presunta) campagna di rafforzamento estivo votata ineludibilmente al risparmio, nonostante la bravura e la competenza di chi allestisce un organico, possa non andare felicemente in porto. Dopo anni di “scommesse” – talvolta riparate in itinere – più o meno riuscite, di innesti azzeccati, pescando qua e là giocatori idonei alla causa amaranto celeste, oggi i risultati e, soprattutto – sarà bene sottolinearlo – il gioco espresso dalla NPC, non inducono all’ottimismo. Il playmaker che è stato tesserato per surrogare l’ottimo Marco Passera (un giocatore ancora prezioso che la NPC è stata incapace di confermare a dispetto di una stagione mirabolante alla faccia dei suoi 38 anni suonati), approdato alla Benacquista per fare le fortune di Latina e del coach Franco Gramenzi, non sta producendo secondo le aspettative: in quantità (punti segnati, in specie), ma soprattutto in qualità (dispensatore di un gioco latitante: a Chieti -4 come valutazione che, per un regista, la dice lunga sul livello della prestazione). Tommasini, sesto uomo deputato (non più “di lusso”), non è propriamente un play. Le sue partite evidenziano un difetto di continuità che gli è consono. Così, dopo il disastro di Ravenna (0 punti, 4 falli commessi in 19 minuti di utilizzo e -5 come valutazione globale), l’ex Scafati si esprime decorosamente al cospetto di Forlì (8 punti, 4 rimbalzi, 7 di valutazione in 24 minuti di campo) e, sabato sera a Chieti, risulta tra i migliori (16 punti, 24 minuti di utilizzo, 10 di valutazione). Premesse tali e assodate, concrete deficienze in cabina di regia, i problemi della NPC non stanno comunque nei giocatori italiani che, bene o male, fanno sempre o quasi la propria parte. Stefanelli e De Laurentiis, in particolare, hanno un rendimento costante, un buon rendimento e producono quanto da loro ci si poteva legittimamente attendere. Fumagalli non sarà un fulmine di guerra, ma profonde tanta energia, è volitivo, si applica e, seppure alternando qualche castroneria a buone giocate, recita la propria parte. Lo stesso dicasi per il lungo Ponziani che, piuttosto, di partita in partita sembra prendere viepiù contezza dei propri mezzi. Insomma, anche la parziale e, si auspica, temporanea inadeguatezza di Sanguinetti, supportato da Tommasini, potrebbe non essere un problema. Piuttosto viene da credere che, nuovamente, il sodalizio reatino abbia sbagliato nella scelta di almeno uno dei suoi due giocatori stranieri. Dalton Pepper, inutile nascondersi dietro ad un dito, non rende per quel che dovrebbe: da americano. Il bravo giovane che più o meno 6 anni or sono approdò alla corte di Luciano Nunzi, unitamente a Rakeem Buckles, appare l’ombra di quel giocatore. Pepper ha sempre avuto un rendimento di gioco incostante. Pur palesando enormi potenzialità, egli dà sempre l’idea non saperle o di non poterle sfruttare appieno. Al momento del suo approdo a Rieti, Dalton era ancora giovane e si pensava che sarebbe cresciuto nel rendimento e nella qualità. Viceversa il ragazzone americano ha subito un’involuzione, ma di natura negativa. Lo scorso anno, Pepper, era con Franco Gramenzi a Latina. Gramenzi che non è l’ultimo degli allenatori e che qualche campionato lo ha vinto (11, se la memoria storica non ci inganna) fu costretto a privarsene seppure a malincuore. “E’ un gran bravo ragazzo – disse Gramenzi di Pepper – ma pecca di continuità, si nasconde e, quando serve, non è di certo lui ad assumersi una responsabilità, a caricarsi la squadra sulle spalle, a realizzare i punti determinanti per un’affermazione che, poi, purtroppo, neanche arriva!”. Orbene, in queste prime 6 partite giocate a Rieti, dopo il suo ritorno alla NPC, Dalton ha confermato in pieno le valutazioni di Gramenzi: 9 punti e 4 di valutazione sabato sera a Chieti; 7 punti e 8 come valutazione con Forlì; 8 punti e 4 come valutazione nel successo su San Severo. Pepper è stato più incisivo e, comunque, adeguato e dignitoso con Pistoia (18 punti, valutazione: 13), Eurobasket (16 punti, valutazione: 12), Ravenna (14 punti, valutazione: 9). Alla NPC serve cambiare passo e, se vorrà farlo, il sodalizio reatino dovrà munirsi di un americano all’altezza. Pepper è italiano e la NPC ha ancora un visto da spendere, quindi può tesserare a propria discrezione un cestista straniero. Ovviamente tutto dipende dagli obiettivi della società. Alla NPC ciò potrebbe star bene: risultati (prevalentemente) negativi (la vittoria, nello sport, è sempre la migliore panacea), affezione popolare decrescente, gioco evanescente, noioso, “dormiente” potrebbero comunque essere giustificati con il desiderio e la necessità di arpionare quanto prima l’obiettivo minimo della permanenza in serie A2. Davvero poco, troppo poco per una piazza come Rieti e per la NPC che è al suo sesto anno consecutivo in questa Lega e che, al tirar delle somme, farebbe uno se non due passi indietro: come i gamberi. Che dire, poi, di Steve Taylor? Il colored il suo mattone lo mette (10 punti con 12 rimbalzi a Chieti) più o meno sempre. Però, in tutta onestà, ci si aspettava di più, ben di più da lui. In queste 6 partite Taylor non ha demeritato, attestandosi su di una valutazione sempre pienamente sufficiente, però mai di eccellenza (soltanto in due occasioni, con Pistoia e San Severo, ha avuto rispettivamente 26 e 24 come valutazione). Probabilmente Taylor che non è assolutamente un 5, che è più probabilmente un 4, ma che ha le movenze del 3 seppure con un tiro non propriamente infallibile (0/5 da tre a Chieti), è inserito in un contesto tattico e di squadra errato, senza compagni di reparto idonei a supportarne gli sforzi (De Laurentiis è un centro soltanto sulla carta). In tutto questo Alessandro Rossi, che non è il primo tra gli artefici, ha ed avrà il suo bel daffare per tentare di far quadrare il cerchio e venire a capo di una situazione non semplice, di certo la peggiore dacché ha assunto il ruolo di capo allenatore a Rieti. L’auspicio è che la società possa supportarlo, mettendogli finalmente a disposizione uno, se non due giocatori finalmente capaci di fare la differenza. (Valerio Pasquetti)
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